sabato 7 aprile 2007

Un percorso di Preghiera Con San Rocco di Adriana Ersi

In Pellegrinaggio con San Rocco
di Adriana Ersi

Seguendo le orme di San Rocco, il famoso pellegrino di Montpellier, il comitato di Supino “Amici di San Rocco” con numerosi adepti, nel mese di aprile ha deciso di intraprendere due pellegrinaggi sanrocchini prima a Venezia, poi a Petacciato (CB) per contribuire e rendere più duratura e solida la devozione per il Santo e per tramandarla ai giovani del nostro paese e per conseguire come fine ultimo per i partecipanti “virtude e conoscenza”.
A Supino, in una piccola chiesa, situata all’ingresso del centro abitato (che vanta un elegante tetto a capriate) è ubicata la statua di San Rocco che ha sempre affascinato grandi e piccoli per la sua povertà strutturale : bastone, mantello sdrucito, cappello sghimbesciato, borraccia e conchiglia, gli unici ornamenti della statua, ma dal suo volto senile, anzi tempo, s’irradia la gioia della sua santità, dalle sue deboli gambe impiagate la sua fede ed il suo apostolato.
Apostolo sì, S.Rocco, come S.Francesco d’Assisi, così è considerato dalla chiesa, perché come lui ha vissuto la sua giovane vita, per attuare quell’ideale di povertà evangelica essendo l’unico gaudio per immedesimarsi col Cristo.
Entrambi i Santi sono provenienti da facoltose famiglie : Francesco da ricchi mercanti, S.Rocco da agiata nobiltà francese. Quest’ultimo nato a Montpellier nel 1925 era l’unico figlio del governatore Giovanni Rog. Marchesi di Montpellier e della nobildonna Libera. Egli aveva impresso fin dalla nascita un segno indelebile : una croce di color vermiglio sul petto, il sigillo che Dio gli aveva dato della sua purezza e santità. Rimane orfano a 20 anni e, come promesso ai genitori, vende i suoi averi, ne fa dono ad ospedali, malati e disperati ed inizia così il suo pellegrinare alla ricerca della carità di Cristo. Seglie Roma come prima meta, in quanto centro della Cristianità. Si consacra alla Vergine Maria delle tavole, ricevendo la benedizione del vescovo di Montpellier. Così percorre le Alpi, arriva in Italia attraversando città piene di terrore, ammorbate dal contagio e dal fetore degli appestati ed inizia così, quasi a Roma, a curare i malati di Acquapendente. Quindi il viandante S.Rocco sapendo che il morbo aveva colpito anche gli abitanti del nord – Italia torna indietro. Si sofferma a Rimini, a Cesena, poi a Novara, a Piacenza (in tali città il morbo si era diffuso spaventosamente). Lì si appresta ai servizi più umili, perfino a portare gli ammalati a spalla nei lazzaretti.
Ma i digiuni prolungati, le notti insonni, indebolirono la sua giovane fibra e sulle rive del Po, nella sua gamba sinistra scopre il terribile bubbone. Qui a completare ora il gruppo statuario da spicco il famoso cane, con l’altrettanta famosa ciambella in bocca, tra i denti, che coadiuvato da un angelo riesce a sanargli la ferita nutrendolo col pane (la ciammella du pano così è chiamata nel nostro paese) rubato giornalmente al padrone, impedendo così che il giovane pellegrino dell’amore morisse del terribile morbo.
Guarito, continua quindi la sua instancabile opera di apostolato per altri 8 anni fino al ritorno al suo luogo di origine, ma i lunghi capelli incolti, la faccia scarna, segnata dalle fatiche lo rendono irriconoscibile, anzi considerato addirittura un brigante e come tale finisce in un’oscura prigione di Voghera. Passano cinque lunghi anni, rifiutato da tutti, nel carcere e la notte dell’Assunta rende la sua giovane anima a Dio. Il sacerdote con cui si confessa nel carcere rivela a tutti la sua identità convalidata dalla Croce ruggine impressa nel suo petto.
Viene sepolto a Voghera, quasi in concetto di Santità, e di lì in seguito, portato processionalmente a Piacenza in occasione di una pestilenza, la quale per sua intercessione cessò. Da allora S.Rocco è considerato il protettore delle malattie epidermiche ed epidemiche dei farmacisti, dei chirurghi, dei pellegrini, dei viandanti disperati in cerca di patrie migliori.
Sono passati 700 anni dalla sua morte, molti ma li sono stati dalla scienza debellati, ma purtroppo nuove peste affliggono l’umanità : l’invidia, la corruzione, malattie moralmente oggi quasi epidemiche difficilmente curabili, ci attanagliano portandoci talvolta alla morte morale e fisica. “San Rocco, liberaci da tutti i malori e al cielo conduceteci tra i beati cori!….” così cantando i supinesi durante il triduo e nelle processioni che si tengono in notturno il sabato e la prima domenica di settembre giorni della sua festività. Il Santo seduto tra un cumulo di filze di ciambelle sul suo trono angelico, ora restaurato dalla carità dei suoi fedeli benefattori, con in mano lo scettro, il suo rozzo bastone, incoronato dal vecchio e consunto cappello, affiancato dalla sua guardia d’onore, il piccolo cane che con la zampina alzata sembra salutare gli astanti. detenendo tra i denti “la ciammella benedetta quella du pano du zi” Terezia” mallozzetta” dispensata da sempre come toccasana ai mali fisici e morali sul piazzale Kennedy antistante la chiesetta tra grida di evviva, canti e fuochi d’artificio spettacolari. Il luogo è allietato da esposizioni artigianali varie il cui ricavato viene devoluto in beneficenza. Quest’snno tale beneficenza avrà per titolo “Un Banco per la chiesa”.
Le notizie agiografiche, ci sono state fornite nella visita a Petacciato in occasione della festa per il Convegno Europeo dell’Associazione Amici di San Rocco tenuto il 29 e 30 aprile 2006.
Qui fanno spicco gli sbandieratori dei luoghi vicini e lontani tra rulli di tamburo e musiche tipiche del luogo. Sono quasi tutti ragazzi fuorviati che la devozione delle associazioni sanrocchine mira ad allontanare dai pericoli della strada e della droga.
Nel nostro pellegrinaggio a Venezia abbiamo constatato invece che lo scopo sociale delle confraternite si estende per un raggio più largo. Qui la devozione per il Santo è unita all’arte e alla cultura. Per la protezione ai malati, ai poveri, agli emarginati sono sorte delle varie scuole di devozione a tutela degli interessi delle singole professioni dei lavoratori e degli artisti italiani e stranieri presenti in città. Le scuole erano suddivise in Grandi e minori. Alcune di esse esistono tutt’ora. Ne abbiamo avuto la riprova, dopo una serena passeggiata lacunare addentrandoci (pedibus calcantibus) per calli e calli risalendo e scendendo per ponti e ponti che fanno di Venezia la città lacunare più favolosa del mondo per raggiungere lo scopo ultimo del nostro viaggio. Dopo lungo pellegrinare siamo arrivati finalmente alla meta : la Scuola Grande di S.Rocco. All’edificio dette vita nel 1515 Bartolomeo Bon e quindi Antonio Scarpagnini che ne completò la facciata con l’erezione di un doppio ordine delle colonne.
L’interno della Scuola – chiesa è composta di due sale e da una saletta adibita alle riunioni della Confraternita. Una chiesa così grande ed austera ha suscitato pienamente la nostra meraviglia. Alcuni esponenti della Confraternita, saputo lo scopo della nostra devota provenienza ci ha accolto con stupore ed entusiasmo fornendoci notizie e cartina audio-guida per la visita alla Scuola-chiesa. Tutte le pareti ed i soffitti di quella al piano superiore sono ricoperti di teleri soprattutto di Jacopo Robusti (il Tintoretto). Alcuni appartengono a Sebastiano Ricci Schiavone ecc. L’altare maggiore è sovrastato dall’urna con il corpo di San Rocco e la statua di San Rocco di Bartolomeo Bon. Qui si è soffermata commossa a lungo la nostra Associazione “Amici di San Rocco di Supino” in preghiera, un po’ incredula di essere riuscita a giungere fin lì e fortemente emozionata davanti alle sacre spoglie del nostro caro taumaturgo “pellegrino”.
L’Arciconfraternita di Venezia ci ha promesso di contrarre, tramite la Curia di Roma un gemellaggio per il prossimo anno. Ci saranno scambi culturali e devozione. Un bravo dunque agli organizzatori ed… AD MELIORA con l’intercessione di San Rocco

Adriana Ersi, insegnante, socio onorario del Comitato di San Rocco e iscritta alla Associazione “Amici di San Rocco di Supino”

1 commento:

Anonimo ha detto...

Well written article.